Rosso Improvviso

Rosso Improvviso
Release Date: 2018-02-12
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Rosso Improvviso

Arturo Tallini è un vero artista della chitarra che trova in ogni stile, ereditato dalla tradizione musicale presente nel suo spirito, ogni modo di esprimere la sua visione ampia e personale di tutto ciò che risveglia la sua illimitata fantasia e che egli sa tradurre in espressioni sonore, siano esse giustificabili secondo la sua visione stilistica o, allorché se ne presenti l’occasione, soprattutto in alcune composizioni contemporanee, espresse quasi come sicuri effetti espressivi talvolta umoristici e “rumoristici”.
L’ampiezza del repertorio presentato nel presente CD promette ulteriori interessanti risvolti nell’arte di accostare i diversi caratteri stilistici che Arturo Tallini potrà presentare all’ascolto di chi è sensibile a quel tipo di interpretazione dell’esistenza, espressa musicalmente, che maggiormente anima la sua visione creativa.
Oscar Ghiglia

 

Presentation

In this CD, Tallini combines two ideas: Improvisation and overcoming the usual limits and instrumental traditions of the guitar.

The improvisation is in Maderna, Pisati and, in some way, in Bach Ciaccona; on the other side the guitar has to imitate a harpsichord (Bach’s Ciaccona) and to be played with an unusual force (Berio and Ginastera). More, its sound is enlarged throughout electronics (Maderna and Pisati).

J. S. Bach Ciaccona (guitar version by A. Tallini)
A. Ginastera Sonata op. 47
B.Maderna Serenata per un satellite (guitar version by A. Tallini)
L. Berio Sequenza XI
M. Pisati Chahax, intrusions into the ciaccona by J. S. Bach*
* written for Arturo Tallini

 

Reviews

Improvvisamente rosso… Il titolo di questo nuovo Cd di Arturo Tallini sembra mettere subito le carte in tavola: qui non c’è spazio per le sottigliezze e l’ascolto del lavoro non fa che confermare questa impressioni. Lo capiamo subito, già dalle prime note della Ciaccona di J. S. Bach: saremo, volenti o nolenti, travolti dalla musica contenuta in questo cd, energico e pieno di vitalità.

Il Cd si apre, appunto, con la Ciaccona e.. si chiude con la Ciaccona, quella di Maurizio Pisati che, attraverso il tritacarne di materiali sonori di assoluta contemporaneità trasforma l’opera bachiana in un’opera del tutto nuova ed estremamente interessante.

La Ciaccona di J. S. Bach, tratta dalla Partita n. 2 BWV 1004 per violino solo, è qui eseguita in una trascrizione dello stesso Tallini. Il brano è una delle opere non originali tra le più eseguite sulla chitarra, così come per molti altri strumenti. Si tratta di un brano di una profondità pressoché unica: J. Brahms ebbe a dire sulla celebre opera: “La Chaconne è il pezzo di musica di più immensurabile profondità. In un pentagramma, per un piccolo strumento, l’uomo scrive un intero mondo di profondi pensieri e sentimenti fortissimi. Se io immaginassi di poter aver creato o addirittura concepito il pezzo, sono sicuro che l’eccesso di eccitazione e dirompente esperienza mi avrebbe fatto impazzire”.. Tallini ci mostra qui una grande decisione e si districa in questo gioco di variazioni con grande sicurezza, senza cedimenti, con un impeto ed una sicurezza invidiabili, impeto che in alcuni casi rischia di far perdere un po’ di precisione ma senza inficiare la qualità generale dell’esecuzione.

Proprio il giuoco della circolarità sembra essere un altro elemento centrale del cd, anche se non esplicitamente dichiarato da Tallini. É la circolarità l’elemento vitale dell’Uroboros, serpente mitico che divora se stesso e da se stesso si rigenera, simbolo della vita, dell’immortalità, del Tutto.Prima che questo ipotetico cerchio si chiuda con l’ultima “Ciaccona”, ChahaX di Pisati, ritroviamo questa stessa circolarità in quasi tutti gli altri brani presenti nel CD: essa ne è un elemento interpretativo di fondamentale importanza nella Serenata per un satellite di Bruno Maderna che, al netto delle “note”, ci rimanda al sinuoso e romantico movimento del satellite spaziale ESRO I B “Boreas”, alla sua nuova esistenza orbitante, il cui lancio fu occasione stessa per la composizione dell’opera.

La partitura stessa di Serenata per un satellite, rappresenta una sorta di omaggio al “curvo”: il tutto è contenuto nella traiettoria ideale del satellite – sinusoidale come sinusoidali sono gli interventi “vocali” di Tallini, con percorsi che prendono diverse direzioni.L’interprete è libero di muoversi all’interno di questa atmosfera rarefatta nella quale Tallini sembra trovarsi in perfetto agio.L’attenzione dell’ascoltatore è tenuta ben salda e Tallini riesce dove molti falliscono: nel riuscire a tenere ben salda l’unitarietà dell’opera e a rendere, dunque, intellegibile quello che rischia di essere astratto, a rendere piacevole ciò che in altre mani risulta inesorabilmente noioso.

Con la Sonata di Ginastera ci troviamo in un luogo di mezzo tra le note barocche di Bach e l’astrazione contemporanea. In quest’opera sembra davvero esplodere, d’improvviso, la grande energia del chitarrista romano. Anche qui non possiamo fare a meno di ritrovare l’elemento di circolarità: la sonata inizia con un Esordio e termina con un Final. Al di là della ovvietà di questa considerazione si può facilmente osservare come il primo movimento contenga elementi che ritroveremo nell’arco della sonata stessa.

Alcuni interpreti li riscontrano in questa sorta di Preludio, in questi due momenti tematici: il primo fondato sulle strutture architettoniche accordali, esasperate, che sembrano travalicare i limiti stessi dello strumento; il secondo fondato su un elemento melodico, un tetracordo formato da quattro toni interi, anch’esso dotato della sua circolarità. Lo Scherzo è una sorta di intermezzo in cui si alterano chiaroscuri che Tallini rende facendo uso di una tavolozza timbrica di notevole varietà, arricchita da anni di studio e interpretazione di musica contemporanea. Anche il Canto è costituito da due elementi tematici simili a quelli presenti nell’Esordio. Il Finale è un’apoteosi si sonorità furiose, ricche di rasgueados, tamboras, percussioni. Il compositore stesso lo definisce un Rondeau ricco di elementi popolari, risonanti, metallici che gli conferiscono quasi il carattere di una Toccata.

La Sequenza XI di Luciano Berio, è una composizione che, parafrasando le parole del compositore, mette in risalto il dialogo tra“l’armonia pesantemente idiomatica” legata all’accordatura della chitarra e l’armonia “diversa”. Sono anche presenti elementi strumentali e gestuali legati alla chitarra flamenca e alla chitarra classica. Questi due elementi, quello che potremmo chiamare del“dialogo armonico” e quello gestuale-retorico-tecnico, sono in continuo rivolgimento e costantemente in equilibrio nell’opera di Berio.

Come si legge giustamente nelle ottime note di Carlo Lo Presti uno degli elementi di continuità è proprio dato da questo contrasto tra le sonorità date dalle corde a vuoto e da “aggregazioni accordali cangianti”. Si tratta di un’opera che richiede quello che Tallini mostra di avere: una grande impetuosità ma allo stesso tempo la capacità di cambiare repentinamente stati d’animo, assecondando le richieste espressive suggerite da Berio che crea un’opera di carattere “rapsodico, quasi improvvisativo”.

Il Cerchio si chiude con Chaha X di Maurizio Pisati, opera di cui Tallini è dedicatario, che reca un sottotitolo che ne esplicita la struttura: intrusioni sulla Ciaccona di Bach. L’opera di Bach viene squarciata da intrusioni elettroniche, di “carattere materico” per usare ancora le parole di Lo Presti. È una sorta di collage in cui gli le note della Ciaccona sono solo degli echi di sonorità antiche di cui non c’è più traccia nella contemporaneità.

Si tratta in definitiva di un CD davvero interessante. Anche la registrazione è di buon livello: peccato per qualche ingenuità di troppo nell’editing dei brani: spesso e volentieri è possibile sentire dei clic digitali dovuti ad un montaggio non perfetto. Questo non cambia il valore di questa ottima interpretazione di Tallini che si cimenta con nonchalance con opere estremamente complesse. Tallini riesce a rendere davvero piacevole l’ascolto di brani che richiedono necessariamente interpretazioni come la sua: vigorose, di grande personalità e di notevole rigore interpretativo.

Cristiano Poli Cappelli

 

Mestre, 26 marzo 2010: Tallini è in una fase personale di innovazione e rielaborazione. Negli ultimi anni Tallini ha voluto sviluppare e seguire un personale percorso di innovazione e di maturazione stilistica. Un percorso iniziato con il suo cd “Blu” e con la musica di Scelsi che lo porterà a rivedere molte convenzioni e convinzioni interpretative e che si concretizza a distanza di otto anni con questo nuovo cd solista dal titolo di “Rosso Improvviso”. A testimonianza del periodo di studio e di gestazione che è stato necessario le musiche qui eseguite sono praticamente le stesse di quel concerto di otto anni fa, con l’aggiunta della Sequenza XI di Luciano Berio. Ma sono molto diverse. Cos’è cambiato in otto anni grazie all’evoluzione stilistica e anche grazie al fatto di trovarsi in uno studio di registrazione e non in un contesto “live”? Intanto il suono. Molto più definito. Più sicuro e incisivo. Tallini parla di “cristallizzazione” quanto nomina la sua versione della Ciaccona di Bach. Sì, ha ragione. Questo disco “cristallizza una evoluzione. La fotografa, la congela, ne definisce il panorama e alle mie orecchie rende ancora più impressionante il lavoro svolto dall’interprete. Otto anni fa, ad esempio quella Ciaccona era ancora un abbozzo, un disegno tratteggiato da qualche segno in carboncino, un prototipo della versione attuale, meno complessa, meno strutturata, meno definita, grezza, quasi punk. Ora la sua struttura è più complessa, matura, evoluta, ma mantiene una energia, un background che ho raramente percepito in un musicista classico, una sottile e irrequieta carica anarcoide che sembra essere il segno stilistico di Tallini. Rosso Improvviso è un disco che ho atteso tanto dopo quel concerto. Tallini sembrava pronto a farlo uscire, poi rimandava. Decostruiva, ricostruiva. Esigente. Perfezionista. Guardate la “Serenata per un satellite”. Mi sono innamorato di quel brano e di Maderna proprio grazie a Arturo. Varrebbe solo questo l’acquisto del disco. È il brano che rappresenta al meglio Tallini. L’ho visto mutare, gonfiarsi, ridursi, definirsi e riformularsi negli anni. E Ginastera e Berio. Riletti. Trasfigurati. Portati ai limiti delle possibilità dello strumento, versioni stremate, fino all’osso. E l’Hack di Pisati su Bach. Ricostruzione? Decostruzione? Teatro musicale? Enfatizzazione del gesto? Rosso Improvviso è la rappresentazione di una forma inesausta. La concretizzazione di un desiderio assoluto. Il piacere di una ricerca continua. Potete scommetterci che non è perfetto. Potete scommettere che se adesso ascoltaste il disco e se dopo cinque minuti andaste a vedere Tallini suonare le stesse musiche in concerto, ascoltereste qualcosa di diverso. Perché questo è Arturo Tallini. Non conosco nessuno chitarrista classico amare il rischio come lui, non conosco nessun chitarrista classico pronto ad abbandonare un sentiero ben definito e sicuro. Arturo Tallini è un punk.

Andrea Aguzzi, Vinci Records, 2018